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A Munti Piddirinu c’è na rosa. Triunfu pi Santa Rosalia.
A Munti Piddirinu c’è na rosa. Triunfu pi Santa Rosalia.
Info

Con: Elisa Parrinello, Alessandra Ponente, Noa Flandina, Rosalia Raffa, Massimo Vella, Rosanna E Giuseppe Vella, Daniele Billitter...

La tradizione di strada in Sicilia, con i suoi rappresentanti maggiori, gli artisti, costituisce da secoli un “unicum” letterario e artistico in cui la varietà del vissuto umano diventa protagonista. Gli artisti di strada sono professionisti del contatto diretto col pubblico; solo a partire da questa circostanza preliminare si attualizza una forma di ritualità di cui la letteratura orale racconta: “…un gruppo di musicanti chiamati Sunatura giravano nei vicoli storici della città raccontando fatti del popolo”. Passati alla storia come cantastorie, poiché erano artisti popolari che associavano il canto alla parola, spesso giravano in coppia e, contattati su committenza, narravano fatti di cronaca e vite leggendarie di eroi, anche contemporanei, presso piazze pubbliche. Spesso cantavano storie delle catastrofi naturali o sociali, suscitando emozione e pietà fra il pubblico. I cantastorie alternavano la narrazione con frasi musicali, accompagnandosi normalmente con la chitarra e in tempi più recenti con la fisarmonica. Per attrarre il pubblico si aiutavano con un cartellone molto colorato che raffigurava in alcuni riquadri la sintesi della storia. Era di dimensioni tali da incuriosire il pubblico anche da lontano e, in tempi più recenti, era uso esibirsi sul tetto della loro auto appositamente modificata per l’esibizione. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli occasionali spettatori e con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la vicenda. Dopo gli anni '50, con l'avvento del vinile, queste storie venivano incise e vendute su dischi, prima a 78 giri poi 45. La performance su strada era legata alla personalità dell’artista e all’affiatamento nel seguire e assecondare le reazioni del ‘pubblico’ dal quale venivano chiamati nei vicoli o nelle case per i riti o in strada, con argomenti più adatti ad attrarre pubblico passante, fino a sollecitare in loro un’offerta di danaro. Per quanto riguarda il linguaggio usato da questi artisti, questo doveva essere chiaro ed espressivo ed illustrare fatti e avvenimenti che toccano da vicino lo spettatore: poesie (anche sacre), drammi e canzoni, questo il loro repertorio. Chiamati in occasione di feste per Santi patroni, i Sunatura raccontavano spesso le doti e i miracoli del santo ma senza tralasciare fatti di cronaca nera, di vita quotidiana o di storia regionale o nazionale che difficilmente arrivava nei piccoli centri.
Già dal 1996, la nostra Associazione, ha ripreso la tradizione del ‘Triunfu’, un uso voluto dalla Congregazione dei Gesuiti nella seconda metà del ‘600 ed eseguito fino ad un decennio addietro da questi umili suonatori (spesso ciechi) i quali raccontavano con frasi musicate, la storia di ‘Santa Rosalia dei Sinibaldi’. I palermitani, dal lontano 1624, hanno affidato alla loro Santuzza le sorti della loro città, facendo del patto di fede e di alleanza, due avvenimenti che nel tripudio, nella gioia e nella devozione, si sono ripetuti da allora quasi ogni anno: ‘u Fistinu’ e ‘l’Acchianata a Munti Piddirinu’. Con l’immensa ricchezza di tradizioni mai sopite nel popolo, la celebrazione del rito si rinnova fondendosi con la tradizione per riportare alla luce il valore assoluto del culto attraverso l’atto di devozione. Le celebrazioni dei Santi, portano con sé un retaggio di atti di fede, di gestualità, colori, sapori, di luci, suoni e canti questi ultimi salvati appunto, dai ‘Sunatura’.

Mai come quest’anno i Triunfi assumono un significato pregno di rimandi all’attualità, mai come adesso lo spettacolo riassumerà il sentire popolare, il catartico bisogno di liberazione dall’oppressione della terribile “peste” del ventunesimo secolo.

Con: Elisa Parrinello, Alessandra Ponente, Noa Flandina, Rosalia Raffa, Massimo Vella, Rosanna E Giuseppe Vella, Daniele Billitter...

La tradizione di strada in Sicilia, con i suoi rappresentanti maggiori, gli artisti, costituisce da secoli un “unicum” letterario e artistico in cui la varietà del vissuto umano diventa protagonista. Gli artisti di strada sono professionisti del contatto diretto col pubblico; solo a partire da questa circostanza preliminare si attualizza una forma di ritualità di cui la letteratura orale racconta: “…un gruppo di musicanti chiamati Sunatura giravano nei vicoli storici della città raccontando fatti del popolo”. Passati alla storia come cantastorie, poiché erano artisti popolari che associavano il canto alla parola, spesso giravano in coppia e, contattati su committenza, narravano fatti di cronaca e vite leggendarie di eroi, anche contemporanei, presso piazze pubbliche. Spesso cantavano storie delle catastrofi naturali o sociali, suscitando emozione e pietà fra il pubblico. I cantastorie alternavano la narrazione con frasi musicali, accompagnandosi normalmente con la chitarra e in tempi più recenti con la fisarmonica. Per attrarre il pubblico si aiutavano con un cartellone molto colorato che raffigurava in alcuni riquadri la sintesi della storia. Era di dimensioni tali da incuriosire il pubblico anche da lontano e, in tempi più recenti, era uso esibirsi sul tetto della loro auto appositamente modificata per l’esibizione. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli occasionali spettatori e con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la vicenda. Dopo gli anni '50, con l'avvento del vinile, queste storie venivano incise e vendute su dischi, prima a 78 giri poi 45. La performance su strada era legata alla personalità dell’artista e all’affiatamento nel seguire e assecondare le reazioni del ‘pubblico’ dal quale venivano chiamati nei vicoli o nelle case per i riti o in strada, con argomenti più adatti ad attrarre pubblico passante, fino a sollecitare in loro un’offerta di danaro. Per quanto riguarda il linguaggio usato da questi artisti, questo doveva essere chiaro ed espressivo ed illustrare fatti e avvenimenti che toccano da vicino lo spettatore: poesie (anche sacre), drammi e canzoni, questo il loro repertorio. Chiamati in occasione di feste per Santi patroni, i Sunatura raccontavano spesso le doti e i miracoli del santo ma senza tralasciare fatti di cronaca nera, di vita quotidiana o di storia regionale o nazionale che difficilmente arrivava nei piccoli centri.
Già dal 1996, la nostra Associazione, ha ripreso la tradizione del ‘Triunfu’, un uso voluto dalla Congregazione dei Gesuiti nella seconda metà del ‘600 ed eseguito fino ad un decennio addietro da questi umili suonatori (spesso ciechi) i quali raccontavano con frasi musicate, la storia di ‘Santa Rosalia dei Sinibaldi’. I palermitani, dal lontano 1624, hanno affidato alla loro Santuzza le sorti della loro città, facendo del patto di fede e di alleanza, due avvenimenti che nel tripudio, nella gioia e nella devozione, si sono ripetuti da allora quasi ogni anno: ‘u Fistinu’ e ‘l’Acchianata a Munti Piddirinu’. Con l’immensa ricchezza di tradizioni mai sopite nel popolo, la celebrazione del rito si rinnova fondendosi con la tradizione per riportare alla luce il valore assoluto del culto attraverso l’atto di devozione. Le celebrazioni dei Santi, portano con sé un retaggio di atti di fede, di gestualità, colori, sapori, di luci, suoni e canti questi ultimi salvati appunto, dai ‘Sunatura’.

Mai come quest’anno i Triunfi assumono un significato pregno di rimandi all’attualità, mai come adesso lo spettacolo riassumerà il sentire popolare, il catartico bisogno di liberazione dall’oppressione della terribile “peste” del ventunesimo secolo.
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