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La Pupa di Pezza
La Pupa di Pezza
Info

Con: Aurora Miriam Scala, Maria Chiara Pellitteri

Rassegna Marameo presenta:

La Pupa di pezza

Compagnia "La Bottega del Pane Young"

Con Aurora Miriam Scala e Maria Chiara Pellitteri

Produzione Teatro Ditirammu

E' notte. Nella stanzetta di una casa della provincia siciliana degli anni '50, in mezzo a vestiti, cappelli, cappotti, mezzi busti, grucce e accessori accumulati, c'è una sartina di nome Maria che si appresta a lavorare. Accanto a lei un baule con sopra alcuni indumenti da
rammendare. Mentre Maria è intenta a cucire i bottoni su un vestito, parla fra sè e sè di quanto è faticosa la sua giornata tra figli, marito, casa e lavoro; tanto che alcune volte è costretta a lavorare persino di notte...Il pensiero vola ai tempi felici e spensierati dell'infanzia, a quando non c'erano altri pensieri che quello dello studio e del gioco, a quando la sua più cara compagna di giochi era "la pupa di pezza", oramai andata perduta. Ed è proprio in questo momento che dal baule comincia a fare capolino la sua Pupa, che senza farsi vedere da Maria, le fa qualche scherzetto: le ruba brandelli di stoffa, tira fuori dal baule gomitoli colorati e mette sottosopra tutta la stanza. Maria si accorge del disordine e non se ne capacita, fino a chè d'un tratto comincia a sentire dei rumori provenire proprio dal baule. Dal suo interno sbuca con suo grande stupore l'amata Pupa di pezza! Questa volta però non è piccola e indifesa, bensì grande come una "fimminedda"...e anche un po' arrabbiata. Dopo essere riuscita con grande sforzo a mettersi in piedi, le racconta che è stata chiusa lì dalla madre di Maria proprio il giorno del suo matrimonio, per segnare la fine della sua infanzia e l'inizio dell'età adulta. La gioia di averla ritrovata però è troppo grande, incontenibile, tanto che Maria vuole subito giocare di nuovo, approfittare di quella notte per sentirsi di nuovo bambina, libera come non è da troppo tempo. Il gioco preferito delle due era inventare e poi interpretare delle storie, creando i vari personaggi che le abitavano. E la storia preferita di Maria era: "La pianta del basiricò" (nota fiaba della tradizione siciliana, facente parte della raccolta di Giuseppe Pitrè). Detto fatto, in men che non si dica le due sono pronte a raccontare questa fiaba; e fra travestimenti, cunti, canti e marionette riusciranno a divertirsi per tutta la notte, fino a che Maria, stanca morta, crolla fra le braccia della sua Pupa e si addormenta.
Alle prime luci dell'alba Maria si risveglia, ma la Pupa vivente non c'è più: è tornata magicamente di pezza. Accanto a lei un biglietto… "Cara Maria, nun ti scurdare mai ca dintra di tia na picciridda vive ed è sempri cu mia". Una storia che evoca la bellezza delle nostre radici ormai perdute, il rapporto fra le ragazzine di una Sicilia che non c'è più e la loro Pupa di pezza, il gioco desiderato, talvolta fatto in casa, che si custodiva come un bene prezioso. Una storia che evoca il rapporto con la fantasia, la voglia di creare da sé un mondo immaginario in cui entrare e uscire senza bisogno del filtro di uno schermo. Una storia che evoca e incarna il senso di amicizia, di famiglia, di crescita, di amore.

Con: Aurora Miriam Scala, Maria Chiara Pellitteri

Rassegna Marameo presenta:

La Pupa di pezza

Compagnia "La Bottega del Pane Young"

Con Aurora Miriam Scala e Maria Chiara Pellitteri

Produzione Teatro Ditirammu

E' notte. Nella stanzetta di una casa della provincia siciliana degli anni '50, in mezzo a vestiti, cappelli, cappotti, mezzi busti, grucce e accessori accumulati, c'è una sartina di nome Maria che si appresta a lavorare. Accanto a lei un baule con sopra alcuni indumenti da
rammendare. Mentre Maria è intenta a cucire i bottoni su un vestito, parla fra sè e sè di quanto è faticosa la sua giornata tra figli, marito, casa e lavoro; tanto che alcune volte è costretta a lavorare persino di notte...Il pensiero vola ai tempi felici e spensierati dell'infanzia, a quando non c'erano altri pensieri che quello dello studio e del gioco, a quando la sua più cara compagna di giochi era "la pupa di pezza", oramai andata perduta. Ed è proprio in questo momento che dal baule comincia a fare capolino la sua Pupa, che senza farsi vedere da Maria, le fa qualche scherzetto: le ruba brandelli di stoffa, tira fuori dal baule gomitoli colorati e mette sottosopra tutta la stanza. Maria si accorge del disordine e non se ne capacita, fino a chè d'un tratto comincia a sentire dei rumori provenire proprio dal baule. Dal suo interno sbuca con suo grande stupore l'amata Pupa di pezza! Questa volta però non è piccola e indifesa, bensì grande come una "fimminedda"...e anche un po' arrabbiata. Dopo essere riuscita con grande sforzo a mettersi in piedi, le racconta che è stata chiusa lì dalla madre di Maria proprio il giorno del suo matrimonio, per segnare la fine della sua infanzia e l'inizio dell'età adulta. La gioia di averla ritrovata però è troppo grande, incontenibile, tanto che Maria vuole subito giocare di nuovo, approfittare di quella notte per sentirsi di nuovo bambina, libera come non è da troppo tempo. Il gioco preferito delle due era inventare e poi interpretare delle storie, creando i vari personaggi che le abitavano. E la storia preferita di Maria era: "La pianta del basiricò" (nota fiaba della tradizione siciliana, facente parte della raccolta di Giuseppe Pitrè). Detto fatto, in men che non si dica le due sono pronte a raccontare questa fiaba; e fra travestimenti, cunti, canti e marionette riusciranno a divertirsi per tutta la notte, fino a che Maria, stanca morta, crolla fra le braccia della sua Pupa e si addormenta.
Alle prime luci dell'alba Maria si risveglia, ma la Pupa vivente non c'è più: è tornata magicamente di pezza. Accanto a lei un biglietto… "Cara Maria, nun ti scurdare mai ca dintra di tia na picciridda vive ed è sempri cu mia". Una storia che evoca la bellezza delle nostre radici ormai perdute, il rapporto fra le ragazzine di una Sicilia che non c'è più e la loro Pupa di pezza, il gioco desiderato, talvolta fatto in casa, che si custodiva come un bene prezioso. Una storia che evoca il rapporto con la fantasia, la voglia di creare da sé un mondo immaginario in cui entrare e uscire senza bisogno del filtro di uno schermo. Una storia che evoca e incarna il senso di amicizia, di famiglia, di crescita, di amore.
Domenica, 10 ottobre Teatro del monsù -  Parco Villa Filippina Ore 17.30 Biglietti: 6 € Adulti, 4 € Under 12, 2€ Under 6 (esclusa prevendita online)
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