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La passione di Stracci
La passione di Stracci
Info

Con: Gigi Borruso, Alessandra Guagliardito, Valeria D’aquila

Liberamente ispirato a “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini

Testo e regia di GIGI BORRUSO - con: GIGI BORRUSO, VALERIA D’AQUILA, ALESSANDRA GUAGLIARDITO

scene e costumi VALENTINA CONSOLE
musiche GIACCO POJERO, NINO VETRI, LOUIS SCLAVIS, RYUKI SAKAMOTO
assistente alla regia CARLA CARTA
foto e video di scena, ufficio stampa ROSSELLA PUCCIO

La Passione di Stracci è un nuovo testo di Gigi Borruso, che Ditirammu e il Museo Sociale Danisinni portano in scena per la stagione 23/24 in prima assoluta.
La pièce nasce da una riflessione intorno all’opera di Pasolini e si iscrive nella ricerca di Gigi Borruso intorno alle marginalità umane e sociali. Ricerca che lo ha sempre impegnato come autore, regista, attore, con spettacoli come “Luigi che sempre ti penza” (menzione speciale Premio Tuttoteatro 2006 e finalista premio Betti), “Un errore umano” (Premio Fersen per la drammaturgia, 2015) o “Fuori campo” (Premio Tuttoteatro Dante Cappelletti, 2009) .
La Passione di Stracci è certamente anche frutto dell’esperienza che Borruso ha compiuto in questi anni insieme a Valentina Console con il Museo Sociale Danisinni, dove ha diretto il Laboratorio di teatro sociale DanisinniLab, indirizzato alla ricerca d’un possibile dialogo con l’ambiente sottoproletario nel quartiere Danisinni di Palermo.
Il testo si ispira liberamente al film “La ricotta”, adoperato come antefatto dell’azione, che si immagina abbia inizio due giorni dopo l’ultima scena del film. La trama si sviluppa quindi in maniera autonoma, ambientata ai nostri giorni, in un contesto popolare palermitano.
Il plot narrativo prende le mosse lì dove il cortometraggio di Pasolini “La ricotta” ci lascia ed è centrato sulla figura di Stracci, il povero disgraziato, attore per caso, arruolato da una troupe cinematografica per il ruolo del "Ladrone Buono" in un film sulla Passione di Cristo e spirato sulla croce durante le riprese nell’indifferenza generale.
In un atmosfera irreale e onirica, il fantasma di Stracci, ignaro della sua condizione, sta appollaiato fra i resti di quel set abbandonato fra le croci e i fondali di tela. Lena, la moglie e Vita, la figlia, lo raggiungono, si siedono ai suoi piedi in silenzio. Stracci racconta loro in modo febbrile del set, sforzandosi di descrivere quel mondo dell’arte per lui oscuro e bizzarro. È un racconto, il suo, pieno di equivoci, di inconsapevole comicità, a volte ispirato, a volte rabbioso o volgare.
Stracci è un piccolo ladruncolo per necessità, un piccolo uomo sospeso fra candore e furbizia, fra un caotico desiderio di vita, di rivalsa e la malinconica incapacità di comprendere il mondo. Lena, persa in un dolore muto, si ravviva solo masticando un panino tirato fuori dal “cestino” che Stracci le ha conservato e si abbandona inaspettatamente a sognare la magia del mondo dei film, mentre Vita, la figlia, una giovane ragazza malaticcia ed enigmatica, resta chiusa in un silenzio ostinato. Ma dove sono finiti tutti, dove s’è spostato il set, si chiede disperatamente Stracci. E quando finalmente Lena gli rivelerà che egli è morto, eccolo rivivere le immagini della sua agonia, legato in croce e nelle orecchie le urla d'un assistente che gli suggeriva l’unica sua battuta: “Signore, ricordati di me quando andrai nel tuo Regno” .
Ma cosa sono venute a fare qui Lena e Vita? Ai giornalisti venuti a intervistarle qui, sul luogo della disgrazia, confesseranno i loro desideri, la loro vita di stenti e di abusi, la loro quotidiana lotta contro la puzza di fogna che impregna la casa, i tentativi di suicidio di Vita, l’amore per le “statuette a porcellana” di Lena. Ma che speranza hanno che qualcuno davvero le ascolti, le veda? A chi chiederanno la paga di Stracci? Forse, potrebbero rivendere la croce di legno… E Stracci, cosa dirà a quelli che lo vogliono Santo, a quelli che lo chiamano eroe? Cosa dirà all’Angelo che finalmente gli indicherà la via verso il Regno dei Cieli?

Con: Gigi Borruso, Alessandra Guagliardito, Valeria D’aquila

Liberamente ispirato a “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini

Testo e regia di GIGI BORRUSO - con: GIGI BORRUSO, VALERIA D’AQUILA, ALESSANDRA GUAGLIARDITO

scene e costumi VALENTINA CONSOLE
musiche GIACCO POJERO, NINO VETRI, LOUIS SCLAVIS, RYUKI SAKAMOTO
assistente alla regia CARLA CARTA
foto e video di scena, ufficio stampa ROSSELLA PUCCIO

La Passione di Stracci è un nuovo testo di Gigi Borruso, che Ditirammu e il Museo Sociale Danisinni portano in scena per la stagione 23/24 in prima assoluta.
La pièce nasce da una riflessione intorno all’opera di Pasolini e si iscrive nella ricerca di Gigi Borruso intorno alle marginalità umane e sociali. Ricerca che lo ha sempre impegnato come autore, regista, attore, con spettacoli come “Luigi che sempre ti penza” (menzione speciale Premio Tuttoteatro 2006 e finalista premio Betti), “Un errore umano” (Premio Fersen per la drammaturgia, 2015) o “Fuori campo” (Premio Tuttoteatro Dante Cappelletti, 2009) .
La Passione di Stracci è certamente anche frutto dell’esperienza che Borruso ha compiuto in questi anni insieme a Valentina Console con il Museo Sociale Danisinni, dove ha diretto il Laboratorio di teatro sociale DanisinniLab, indirizzato alla ricerca d’un possibile dialogo con l’ambiente sottoproletario nel quartiere Danisinni di Palermo.
Il testo si ispira liberamente al film “La ricotta”, adoperato come antefatto dell’azione, che si immagina abbia inizio due giorni dopo l’ultima scena del film. La trama si sviluppa quindi in maniera autonoma, ambientata ai nostri giorni, in un contesto popolare palermitano.
Il plot narrativo prende le mosse lì dove il cortometraggio di Pasolini “La ricotta” ci lascia ed è centrato sulla figura di Stracci, il povero disgraziato, attore per caso, arruolato da una troupe cinematografica per il ruolo del "Ladrone Buono" in un film sulla Passione di Cristo e spirato sulla croce durante le riprese nell’indifferenza generale.
In un atmosfera irreale e onirica, il fantasma di Stracci, ignaro della sua condizione, sta appollaiato fra i resti di quel set abbandonato fra le croci e i fondali di tela. Lena, la moglie e Vita, la figlia, lo raggiungono, si siedono ai suoi piedi in silenzio. Stracci racconta loro in modo febbrile del set, sforzandosi di descrivere quel mondo dell’arte per lui oscuro e bizzarro. È un racconto, il suo, pieno di equivoci, di inconsapevole comicità, a volte ispirato, a volte rabbioso o volgare.
Stracci è un piccolo ladruncolo per necessità, un piccolo uomo sospeso fra candore e furbizia, fra un caotico desiderio di vita, di rivalsa e la malinconica incapacità di comprendere il mondo. Lena, persa in un dolore muto, si ravviva solo masticando un panino tirato fuori dal “cestino” che Stracci le ha conservato e si abbandona inaspettatamente a sognare la magia del mondo dei film, mentre Vita, la figlia, una giovane ragazza malaticcia ed enigmatica, resta chiusa in un silenzio ostinato. Ma dove sono finiti tutti, dove s’è spostato il set, si chiede disperatamente Stracci. E quando finalmente Lena gli rivelerà che egli è morto, eccolo rivivere le immagini della sua agonia, legato in croce e nelle orecchie le urla d'un assistente che gli suggeriva l’unica sua battuta: “Signore, ricordati di me quando andrai nel tuo Regno” .
Ma cosa sono venute a fare qui Lena e Vita? Ai giornalisti venuti a intervistarle qui, sul luogo della disgrazia, confesseranno i loro desideri, la loro vita di stenti e di abusi, la loro quotidiana lotta contro la puzza di fogna che impregna la casa, i tentativi di suicidio di Vita, l’amore per le “statuette a porcellana” di Lena. Ma che speranza hanno che qualcuno davvero le ascolti, le veda? A chi chiederanno la paga di Stracci? Forse, potrebbero rivendere la croce di legno… E Stracci, cosa dirà a quelli che lo vogliono Santo, a quelli che lo chiamano eroe? Cosa dirà all’Angelo che finalmente gli indicherà la via verso il Regno dei Cieli?
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